sabato 6 aprile 2013

Dev'essere Culturale

"Occupati di politica perchè se non lo fai, sarà la politica ad occuparsi di te"
Questo lo diceva Gramsci.
Oggi vediamo che la politica finanzia le banche, salva quelle in fallimento. Forgia "nell'esclusivo interesse della Nazione" leggi ad personam, lodi, legittimi impedimenti, scudi fiscali.
Tutte cose che al cittadino non interessano.
Interessano però a coloro che fanno la politica.
Questo convalida l'idea di Gramsci.
Il cittadino non può permettersi di non interessarsi di politica.
Non più. Nemmeno la Costituzione che sancisce "pari dignità sociale ed egualianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politiche, di condizioni sociali" per tutti i cittadini, è più al sicuro. Il diritto al lavoro calpestato da leggi che introducono forme contrattuali a tempo determinato e privano il lavoratore di un reddito garantito, della possibilità di ottenere un mutuo e quindi un'abitazione o di fare progetti per il futuro.
Tutto questo è già stato sottratto al cittadino senza che se ne accorgesse.
Forse dimentichiamo che "la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione"-
Tommaso Campanella (Giovan Domenico Campanella 1568/1639 filosofo, poeta) descrisse questa situazione che ancora oggi è più attuale che mai:


Della plebe


Il popolo è una bestia varia e grossa,
ch'ignora le sue forze; e però stassi
a pesi e botte di legni e di sassi,
guidato da un fanciul che non ha possa,
ch'egli potria disfar con una scossa:
ma lo teme e lo serve a tutti spassi.

Né sa quanto è temuto, ché i bombassi
fanno un incanto, che i sensi gli ingrossa.

Cosa stupenda! e' s'appicca e imprigiona
con le man proprie, e si dà morte e guerra
per un carlin di quanti egli al re dona.

Tutto è suo quanto sta fra cielo e terra,
ma nol conosce; e, se qualche persona
di ciò l'avvisa, e' l'uccide ed atterra.


Oggi ci limitiamo a dolerci dei mali, dei torti, delle ingiustizie che subiamo, senza considerare che la prima causa di ciò è proprio la nostra indifferenza.


L'unica soluzione a questo problema, dunque, siamo noi cittadini poco interessati, o interessati solo superficialmente. 
Gramsci ci suggerisce cosa fare:
 "Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza.
Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza."
Alessandro Pertini (al solo nominarlo mi s'inorgoglisce l'animo) ci chiede di farlo:
"Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste. Ecco l'appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vuole due qualità a mio avviso cari amici: l'onestà e il coraggio. [...] E quindi l'appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c'è qualche scandalo. Se c'è qualcuno che da' scandalo; se c'è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato!"



Ci hanno tramandato dunque tutti quelli elementi che ci servono per difendere ed onorare i nostri diritti. non ci resta che ritagliarci del tempo giornalmente o quando possiamo, per osservare , scrutare, i comportamenti dei nostri eletti in parlamento, senza filtri, senza ascoltare e prendere per buone tutte le diverse versioni dei mezzi di comunicazioni finanziati dagli stessi partiti. Sono molti i conflitti di interessi che si sono incancreniti nel tempo all'interno del Palazzo, tanti quanto è stato il tempo che non curandocene, abbiamo permesso loro di fare  tutti i loro comodi.

"Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero".


Pier Paolo Pasolini ci ha trasmesso un indizio fondamentale per partire. collegare eventi , assemblare i pezzi come in un puzzle. la verità è sempre una sola, nonostante le versioni siano svariate. Occorre togliere alla notizia come ci viene venduta, l'individuale impronta di chi ce la vende. un'eventuale interesse che potrebbe avere ci ce la comunica a dipingerla con qualche fuorviante sfumatura. Ascoltiamo tutto, ricordiamo tutto, ma prendiamo per vero solo ciò che ha un senso logico.

Cominciamo con piccoli esempi: colui che si definisce tormentato dalla magistratura è lo stesso che vorrebbe riformare la costituzione, ed ha tanto a cuore che un governo venga inaugurato al più presto. a qualunque costo. proprio lui che con molteplici processi in corso ha bisogno di legittimi impedimenti, di immunità, di lodi e richiederà con forza di poter indicare ed ottenere un nominativo assecondante che venga eletto alla carica di nuovo Presidente della Repubblica, non a caso proprio quella carica a garanzia della carta Costituzionale, alla Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura....


Non è mai difficile trovare dei collegamenti logici.

e con internet, oggi, "ricordarsi" o "ritrovare" fatti da collegare tra loro , è più semplice che mai.

Se vogliamo davvero cambiare, senza aspettare che siano i partiti a cambiare per noi, allora questo cambiamento dev'essere Culturale!


Odio gli indifferenti


“Odio gli indifferenti. 

Credo che vivere voglia dire essere partigiani. 
11 febbraio 1917

11 febbraio 1917
Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. 
L’indifferenza opera potentemente nella storia.
 Opera passivamente, ma opera. 
È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. 
Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
 Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. 
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. 
Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. 
E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. 
E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. 
Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

domenica 18 dicembre 2011

"Che cos'è questo golpe?"

Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).

Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.

Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.

Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).

Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum.

Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).

Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.

Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari.

Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.

Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.

Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il "progetto di romanzo" sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti.

Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile...

Dal "Corriere della sera" del 14 novembre 1974 col titolo
"Che cos'è questo golpe?"